NASCERE E RINASCERE: TEDx Ensemberger Youth


  • 29 Maggio 2025

Viviamo in un tempo in cui tutti parlano di scuola, di adolescenti fragili, di salute mentale, di genitori che non sanno fare i genitori, di insegnanti che non hanno passione….e mi accorgo che le parole che utilizziamo non sono parole che aiutano a costruire, ad alimentare desideri…semplicemente descrivono, condannano, e spesso dividono.

Vorrei costruire una narrazione diversa. Partendo dalle PAROLE.

Vorrei esplorare attraverso parole, desideri e azioni; per capire se è veramente possibile costruire insieme una scuola dei desideri.

Sono sempre stata appassionata delle parole, del loro significato antico, della loro origine. Scavando nelle etimologie ho trovato spesso sorprese.

Le parole possono restituire la dimensione del senso e del significato con cui stiamo a scuola (ragazzi) e facciamo scuola (insegnanti). Perché, lo sappiamo, che in mancanza di senso, non c’è visione sul futuro.

Mi piace pensare alla parola come luogo della cura, della passione, dei desideri.

Prima parola:

SCUOLA, dal greco scholè: tempo libero!

La scuola per i Greci era un momento e uno spazio dove i giovani si incontravano, con la guida di un maestro, per confrontarsi, condividere, scambiarsi idee. Le idee trovavano uno spazio di liberta’, e l’”essere” trovava il terreno per dare frutti.

Obiettivo della scuola era la PAIDEIA (slide), l’educazione: intesa come formazione umana, completa, del cittadino (conoscenze, abilità, valori).

Altre 3 parole:

Educare: dal latino e-duco: porto fuori

Insegnare: dal latino “insignare”, mettere un segno

Istruire: dal latino instruĕre: costruire dentro

Da una dimensione circolare in cui maestri e giovani dialogavano insieme, con l’obiettivo di far emergere ricchezze e potenzialità e dall’altra lasciare un segno e costruire insieme, la scuola è entrata, in una dimensione verticale: “scuola dell’obbligo”, dove i maestri trasmettono nozioni da imparare e ripetere.

Dalla libertà, all’obbligo!

Come possono nascere DESIDERI, SOGNI, in questa scuola?

Altra parola!

DESIDERIO: DE-SIDUS, distanza dalla stella.

Quella mancanza che mette in moto, che spinge all’azione. Dai desideri nascono i progetti di vita…desiderio di fare, di amare, di essere, di vivere, di appassionarsi.

Quanti ragazzi e ragazze vivono questo oggi?

A questo punto vorrei condividere con voi come si è acceso il mio di desiderio.  Quando avevo 16 anni, da ragazzina timidissima, frequentavo l’oratorio. Non era una scelta (adesso si può scegliere se andare a messa o no, se frequentare l’oratorio o no….allora era un imperativo categorico!

Il classico: “perché si, perché lo dico io!”

Mi chiesero di dare una mano al doposcuola, aiutare i bambini delle elementari a fare i compiti. Il doposcuola si chiamava “La casa magica”…che bello! Quanto le parole trasformano, quanto incidono…lasciano il segno…

Non potevo dire di no….nell’educazione cristiano cattolica in cui ero nata, aiutare gli altri veniva prima di tutto.

Ho iniziato e mi è piaciuto, al punto che, in quinta superiore avevo deciso di fare l’educatrice, volevo lavorare con i ragazzi. All’epoca, 1992 era nata una nuova facoltà, Scienze dell’educazione; una cara amica mi disse: secondo me è proprio quello che fa per te!

Mi sono iscritta, ho iniziato a frequentare. Il percorso di studi era suddiviso in 3 indirizzi: educatore, insegnante e formatore aziendale. Mi ero iscritta per diventare educatore, mi sono ritrovata formatore aziendale…mi ero lasciata convincere da amici di studio che era l’indirizzo migliore, più “prestigioso”…migliore per chi?

Ho lavorato più di 20 anni nella formazione agli adulti, con ruoli di responsabilità.

Poi nel 2017, a seguito di un’operazione d’urgenza, mi viene diagnosticato un tumore.

Terapie, operazioni…

Nel 2020 la pandemia. Tutti sappiamo come quel momento sia stato, nella sua drammaticità, potente per molte persone che finalmente sono riuscite a far parlare il proprio cuore. Così è successo a me….la malattia, unita alla pandemia mi avevano fatta fermare.

Avevo un desiderio che non stavo ascoltando da tempo.

Mi sono iscritta ad un percorso di coaching, mi sono specializzata sul teen coaching per i ragazzi…mi sono iscritta a psicologia, ho preso una seconda laurea.

Inizio a lavorare con le scuole. Rinasco, ritrovo me stessa, ritrovo il mio desiderio.

Da 3 anni conduco percorsi di mentoring con i ragazzi, ascolto le loro storie, li aiuto a portare fuori le loro ricchezze.

Allora, quando chiedo a me stessa di cosa hanno bisogno i ragazzi oggi per vivere la scuola in modo diverso, la risposta a cui sono giunta è: far rinascere i desideri! E i desideri nascono un interrogativo sottostante che è: qual è il mio posto nel mondo? In questo mondo? Così trascurato.

Vorrei a questo punto lanciare una chiamata all’azione (lo dico in italiano!)…e da idealista, mi piacerebbe mettere in moto un movimento…come l’effetto domino al contrario…non tessere che cadono una dopo l’altra su imput del primo movimento, ma tessere che salgono verso l’alto, a partire da un primo impulso.

Cambiamo narrazione, cambiamo parole.

Cosa possiamo fare nel concreto?

Ho chiesto ai ragazzi: come dovrebbe essere la scuola…

Le loro risposte possono essere riassunte in 3 azioni concrete, condivise: curiamo le relazioni e la persona, nutriamo il pensiero libero e alleniamo il sapere attivo.

  1. CURIAMO LE RELAZIONI E LA PERSONA. Dentro una relazione di cura vivono emozioni positive e potenzianti. Dentro emozioni potenzianti vive l’apprendimento duraturo. Non imparo…e non insegno… se ho emozioni distruttive. 

E la domanda è: cosa posso fare io professore? Cosa posso fare io studente?

Io Professore posso scegliere le parole giuste, che non sviliscano, che supportino, che non creino una visione di un futuro insostenibile (“tanto poi la fuori la vita è dura, dovete abituarvi!”). Posso guardare per una volta quel ragazzo negli occhi e chiedere, con autenticità, come stai? Posso essere più educatore?

Io Studente posso cercare un momento di dialogo vero, non reattivo, posso chiedere ad un professore: “Prof. Mi dedica 5 minuti, ho bisogno di capire con lei come migliorare…” So che è difficile.

Siate persone che dialogano con un obiettivo comune: la crescita. L’obiettivo non è dare compiti interrogare e, dall’altra, imparare e ripetere. Se alla base della relazione mettiamo la crescita, cambiamo prospettiva e modo di comunicare.

  • NUTRIAMO IL PENSIERO LIBERO, critico, la capacità di andare in profondità, in verticale, anziché leggere la prima e l’ultima riga di ogni testo, libro, notizia. Alessandro Baricco nel libro “The Game” parla di verità veloci. Non siamo più abituati a scendere in profondità nelle cose. Cosa posso fare io professore? Cosa posso fare io studente?

Io professore posso creare in classe più momenti di riflessione, confronto, dibattito. Senza valutazioni, senza giudizio; con la libertà (quella libertà della Scholè dei Greci) di lasciare ad ognuno la possibilità di esprimere il proprio pensiero. E se non c’è un pensiero, aiutarli ad alimentarlo.

Io studente posso liberare la curiosità, posso approfondire quella cosa che ho letto e che mi ha colpito; posso cercare il significato di quella parola per lasciarmi ispirare; solo chi cerca riesce a trovare il proprio sé.

  • ALIMENTIAMO IL SAPERE ATTIVO, usiamo il corpo, sperimentiamo, proviamo, sporchiamoci le mani, usiamo oggetti. So che mi attirerò le antipatie dei professori, ma sperimentiamo un po' di didattica innovativa. Anche in un’aula ci si può muovere, non c’è bisogno per forza di attrezzature e laboratori. Lavoriamo a piccoli gruppi, spostiamo i banchi, facciamo ricerche in classe che poi vengono presentate ai compagni.

Mettiamo tutta la persona (mente, corpo, emozioni) al centro dell’apprendimento.

Io studente cosa posso fare? Allenarmi al fare….anche fuori dalla scuola; fate esperienze, fate movimento, fate sporto, teatro, musica…solo allenandosi a mettere in moto il nostro corpo….le neuroscienze lo insegnano, mettiamo in moto la nostra chimica e anche stare a scuola a quel punto sarà vissuto in modo diverso.

Tutto questo però può funzionare se TUTTI si mettono in gioco, non ci sono nemici, non ci sono vittime, solo costruttori di desideri.

Ognuno metta il proprio mattoncino per costruire questa scuola, con coraggio.

E il coraggio, i latini ce lo insegnano, significa metterci il cuore (cor-habeo)